Le Farmacopee negli Stati Italiani pre-unitari (1830-1840)
di Antonio Corvi
(Le opere consultabili e scaricabili nella loro interezza sono indicate dall’acronimo “PDF”)
Il presente lavoro intende esaminare la condizione della farmacia negli Stati Pre-unitari durante tutta la prima meta dell’800. Questo avviene nell’anno delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità politica dell’Italia, un fatto d’importanza epocale più volte auspicato dopo la caduta dell’Impero Romano; si è potuta realizzare in concomitanza di un riassetto degli Stati europei dopo l’era napoleonica. Molti fattori hanno reso ineludibili questi processi di riunificazione senza i quali ogni sviluppo sociale e la progressiva industrializzazione sarebbero rimasti bloccati. Al di là delle attuali polemiche sul modo in cui si e realizzata questa Unità nessuno può negare che la Penisola abbia fatto un passo in avanti straordinario in tutti i campi occupando una posizione paritaria fra le altre nazioni europee.
Per verificare il cammino della farmacia e il passaggio dal galenismo tradizionale alla chimica farmaceutica ho individuato nelle farmacopee degli Stati pre-unitari lo specchio del diverso impegno e della conseguente organizzazione del servizio farmaceutico esistente dal Piemonte alla Sicilia. Una diversità tanto marcata da far comprendere la lunghezza del cammino per giungere alla prima Farmacopea Ufficiale del Regno d’Italia
Il termine di FARMACOPEA sta ad indicare un codice ufficiale che elenca e definisce i medicinali, ne descrive i caratteri, fornisce i metodi di preparazione, di identificazione e di controllo, ma queste condizioni maturarono lentamente nei secoli, con il progressivo interessamento degli Stati al controllo, non solo della sanità pubblica, ma dei mezzi terapeutici contro le malattie.
Condizioni essenziali sono che vengano compilate per ordine dell’Autorità politica e sia obbligatoria la loro adozione da parte dell’esercizio farmaceutico. I termini usati per indicare questi testi indispensabili per il farmacista furono, nell’antichità, molto vari. A partire dall’Antidotario (termine usato dalla scuola Salernitana) furono di volta in volta denominati Dispensari, Ricettari, Formulari, Teatri, Lumi, Tesori. Per molto tempo furono opera di una sola persona, in genere medico di gran fama; a seconda del criterio della persona furono più una raccolta di ricette o di norme per le preparazioni.
Quando l’autore desiderava interessare anche i medici alla sua opera dava indicazioni sull’uso terapeutico della medicina e talvolta anche del loro costo, come nel caso delle farmacopee degli Ospedali e degli istituti di beneficenza. In Italia, con l’avvento della stampa alla fine del ’400, furono opere di grande successo il Luminare Maius di Manlio del Bosco(2) e il Tesaurus Aromatariorum(3) di Paolo Suardo (entrambi speziali) oltre al Lumen Apothecariorum(4) del medico Quirico de Augustis. Tutti provenienti dall’area culturale di Pavia furono introdotti in van paesi d’Europa grazie all’universale conoscenza della lingua latina.
Il primo modello di farmacopea ufficiale, anche se ancora mantiene un titolo diverso, è il Ricettario Fiorentino del 1498 (5), nella cui introduzione si evince la volontà dello Stato di uniformare la materia medica ed il modo di comporre i medicinali. La richiesta formale viene dal basso, essendo i Consoli degli Speziali a chiedere la stampa di tale testo al Collegio medico cittadino, che qui esercitava una funzione uguale a quella del Protomedicato. Alcuni in Europa contestano questo primato mondiale e riconoscono l’ufficialità solo alla seconda edizione del Ricettario del 1550 (6), che reca in copertina lo stemma dei Medici e nel testo alcune regole firmate dalla Signoria. Non posso qui citare tutti i testi ufficiali prodotti in seguito dai vari Stati che gradualmente si dotavano di un loro codice. La denominazione più usata fu quella più antica di Antidotario. In alcuni casi l’opera fu commissionata ad un solo autore, tipico il caso dell’Antidotario Milanese(7) che per mezzo secolo (1668-1721) fu ordinato dal Senato a tre generazioni della nobile famiglia Castiglioni.
A Bologna si affermo come unico autore dell’Antidotario il famoso medico e naturalista Aldrovandi (8), altrove i Collegi mantennero questa prerogativa. A Venezia la personalità di alcuni speziali, come il Minsicht (9)e il Capello (10), fu cosi forte da impedire l’adozione di un testo ufficiale della Repubblica per tutto il ’700 ed oltre. Il primo titolo moderno ci viene dalla Francia con la Pharmacopée Universelle del Lemery (11), anche questa però un’opera personale fortemente innovativa (stampata in versione italiana a Venezia nel 1762). L’ultima farmacopea italiana prima della rivoluzione, quindi dell’Ancien Regime, viene ancora dalla Toscana con il Ricettario Sanese del 1795 (12) che per la personalità di Domenico Olmi, suo curatore, ebbe maggior diffusione dell’ultima edizione del Ricettario Fiorentino (PDF edizione del 1789) di pochi anni dopo. Con la fondazione della rivista Annales de Chimie di A. Lavoisier (13) nel 1785 nasce la chimica moderna, che inciderà in modo determinante sulla materia medica dell’epoca successiva. Naturalmente la mitica polifarmacia medievale resisterà ancora per molto con le sue formule tradizionali, come la teriaca che rimarrà sul formulario francese del 1908. Ma si tratta solo di un ossequio al passato e anche le ristrettezze economiche prodotte dalle guerre napoleoniche e dal blocco continentale, certa¬mente più incisivi dei prodotti vegetali, anche se non privi di una maggiore tossicità.
La FARMACOPEA AD USO DEGLI SPEZIALI E MEDICI MODERNI DELLA REPUBBLICA ITALIANA (PDF) esce nel 1802(14) ad opera di Valentino Brugnatelli professore di chimica all’Università di Pavia e come scrisse il suo autore “…ha lo scopo di avvicinare sempre più la farmacia alla chimica moderna”. Grande studioso dei maestri francesi da Lavoisier a Furcroy e Morveau si diversifica solo per la nomenclatura, molto personale. Per ogni ricetta Brugnatelli dal metodo di preparazione, le caratteristiche chimico-fisiche, l’azione farmacologica. Bastano quaranta pagine per elencare tutte le droghe vegetali ed animali e, dopo le tabelle di ragguaglio tra pesi antichi e il sistema metrico decimale, ne occorrono più di cinquecento per elencare in stretto ordine alfabetico tutte le preparazioni, in prevalenza jatrochimiche. Malgrado qualche resistenza a tante novità, questa farmacopea privata raccomandata solo dai titoli e attestati già raccolti da questo medico pavese presso università ed accademie di tutta Europa, ebbe grande successo. Alla prima edizione ne seguirono altre dodici fino al 1817, stampate oltre che a Pavia anche a Napoli, nel Veneto, in Sicilia ed anche una in francese a Parigi. Alla fine del testo l’autore elenca le principali farmacopee del passato e quelle più recenti a cui faceva riferimento. Tra gli autori italiani cita il Bonvicino di Torino, il Coli di Bologna e Antonio Campana della Università di Ferrara. Quest’ultimo, con la sua Farmacopea Ferrarese (PDF) uscita nel 1799 è l’altro autore di successo nel primo ottocento italiano. La sua opera è definita “una delle più belle ed utili comparse in Italia” (Sangiorgio) e “la prima farmacopea veramente chimica che ebbe l’Europa” (Testi). Le successive edizioni furono più di venti e vale la pena di illustrarne almeno una perché questo testo fu praticamente adottato in mezza Italia come codice quasi ufficiale (specie nelle regioni centrali come Toscana e Lazio) per circa mezzo secolo.
Confronti
Per mettere in luce la vita della farmacia nei vari Stati prima dell’ Unità d’Italia, conoscere l’organizzazione della sanita per quanto riguarda la produzione e la vendita dei farmaci, il controllo sui Collegi degli Speziali e l’insegnamento ai praticanti, si possono usare certo diversi metodi. Oltre a una ricerca sulle diverse leggi riesumate o riformate dopo la Rivoluzione e la bufera napoleonica può essere utile esaminare lo specchio della situazione rappresentato dalle Farmacopee Ufficiali adottate dal Piemonte alla Sicilia. Naturalmente bisogna confrontare i testi contemporanei e nel mio caso dovrò limitarmi a quelli che ho potuto vedere. Per questo primo studio esaminerò alcune farmacopee uscite negli anni ’30 del secolo XIX e successivamente quelle degli anni ’50. Tra le due serie non vi sono grandi cam¬biamenti in merito alla materia medica. che non ha acquisito molti nuovi elementi. In questo settore non vi sono neanche grandi diversità di acquisizione da Stato a Stato.
Incominciamo con la FARMACOPEA TAURINENSIS edita a Torino dalla Tipografia Regia nel 1833 per ordine del Re Carlo Alberto, al secondo anno del suo regno. Fu compilata dai professori univer¬sitari sotto la presidenza del prof. Chiesa. I semplici sono rappresentati da 43 elementi di provenienza animale con le novità della bile taurina e del fosforo estratto dalle ossa. I vegetali sono 566, con arnica, belladonna, colchico, lauroceraso, segala cornuta ed uva ursina.I minerali salgono a 64 per l’introduzione del bismuto, bromo, iodio e sal canale. Un breve capitolo sulla raccolta e conservazione delle droghe e consigli sul lavoro del farmacista precedono il capitolo sui composti. Si tratta di 675 “praeparata et composita” fra cui numerosi acidi, alcaloidi e loro sali. Alcune preparazioni magistrali anche di autori stranieri, numerose pillole, pomate e tinture per macerazione della droga (con 6 parti di solvente ed 8 per quelle pia attive) seguono in ordine per forme farmaceutiche. Novità: il taffeta inglese con ittiocolla e il Balsamo del Perù. Il numero delle pagine e 347, in 8° grande.
La FARMACOPEA PER GLI STATI ESTENSI Modena Tip. Reale Soliani 1839, si stampa per ordine del Ministro di pubblica Economia e Istruzione Luigi Rangoni. Fino ad allora aveva imperato l’opera del Campana, perciò questo testo ufficiale mette in risalto le carenze rilevate da quattro professori dell’Università titolari delle cattedre di Materia Medica, Fisiologia, Clinica Medica e Chimica Generale. Nella prefazione di 35 pp. Si normalizza la nomenclatura, si parla dei semplici e della classificazione di Linneo, si insiste sui metodi di preparazione e la difficolta dei dosaggi anche in relazione all’ età dei pazienti. In generale si nota il legame con la tradizione e la preferenza per la medicina naturale. Si conclude essere più prudente usare l’estratto totale (oppio) piuttosto che il principio attivo (morfina). La prima parte si occupa dei semplici in ordine alfabetico con descrizione della pianta, della parte usata, dell’azione terapeutica, dose, forma farmaceutica; sono compresi molti sali presenti in natura per un totale di circa 280 voci. Un po’ maggiore il numero dei composti che si caratterizzano per l’elevato numero di forme farmaceutiche (42) fra cui 27 acque, 40 tra linimenti ed unguenti, 28 sciroppi e 21 pillole. Il S.M.D. e ancora ignorato e i pesi vanno dalla libbra al grano. Nell’indice sono elencate ben 1.300 voci che potevano essere trattate e di esse 330 erano contrassegnate da un asterisco a indicare l’obbligo della presenza in farmacia. Il libro ha lo stesso numero di pagine della farmacopea Taurinense: 347.
La PHARMACOPOEA AUSTRIACA (PDF), ed. 4a. Vindobonae Tip. Caes. Reg. Aulae 1834, pp. 195+72.
La prefazione e firmata dal Protomedico the e anche Preside della Facoltà viennese e da 5 professori tra cui quello di chimica e botanica. Ad essi si uniscono due rappresentanti del Gremio. I pesi sono ancora quelli antichi e la lingua è il latino, anche se ogni semplice è tradotto in italiano e tedesco. Il loro numero basso rispetto alla F. Taurinense: 248, di cui 14 sono novità. L’ordine alfabetico col quale sono elencati i composti, la maggior parte tradizionali, 6 per forma farma¬ceutica secondo la nomenclatura chimica, ma il sinonimo antico precede ogni voce (es. Spiritus Mindereri – acetato d’ammonio). Vie per() una giusta semplificazione delle formule, la Teriaca e composta da 11 vegetali in eccipiente di miele. I totale delle voci 6 di 242. Da notare tre tabelle: 1) Precisa i contenuti di Hg e Sb percentuali nei loro composti (tossicologia). 2) Solubilità di van sali in acqua. 3) Reagenti per le analisi cliniche. 4) Densità dei medicamenti liquidi secondo Reamur. Un indice di 1350 voci si avvicina a quelli delle altre farmacopee. E rilegata insieme una Taxa medicamentorum per il Lombardo Veneto composta da Giuseppe Porati e stampata a Milano nel 1837. I prezzi sono decrescenti salendo la quantità del medicinale venduto. Molto preciso il prezzario per ogni operazione farmaceutica e quello per i recipienti, in vetro, foglia di legno e cartone. Ci troviamo di fronte a un giusto mix fra tradizione e modernità, rappresentata anche dai due commissari provenienti dal Gremio, ossia farmacisti esercenti.
Il RICETTARIO FARMACEUTICO NAPOLITANO, Napoli Società Tipografica 1837, pagg. XVI + 135, è diviso in due parti. E’ munito del timbro dell’Uffizio del Protomedicato Generale del Regno di Napoli poiché l’ordinante e il Comm. Don Salvatore Maria Ronchi Protomedico, che prima della pubblicazione otterrà l’approvazione del Ministro Segretario di Stato degli Affari Interni. Gli esecutori del testo sono gli speziali riuniti nel Collegio di Farmacia sotto la presidenza del Decano Errico Contarini. Appare curiosa l’assenza di un’istituzione tecnico-scientifica quale poteva essere il Collegio dell’Università degli Studi. Altra particolarità e che questa edizione del Ricettario non annulla le precedenti edizioni che devono essere state abbastanza frequenti ma, come dice la prefazione “mercé gli annui ingrandimenti e perfezionamenti, e sperabile aversi un utile libro da potersi dire Codice di Farmacia Napolitano”. La diversità delle Farmacopee coeve prosegue con le prime 16 pagine: presentano 181 medicamenti tanto semplici che composti dichiarati obbligatori per tutte le farmacie. Queste sono pere divine in tre categorie e solo le farmacie dei “Capiluoghi” di Provincia debbono osservare la disposizione alla lettera, le altre non sono tenute ad avere in magazzino gli acidi minerali forti ed altre “novità” come la confezione Alkermes, l’etere solforico, il fosforo, ioduri di Fe e Hg, olii essenziali, stricnina. Sono poi elencate 361 preparazioni in ordine alfabetico per forma farmaceutica (aceti-unguenti): indicazioni molto precise con le caratteristiche del prodotto, le dosi consigliate, le proprietà terapeutiche. Unica differenza per la “Teriaca Andromaci” che doveva essere preparata dal Reale Istituto d’Incoraggiamento e ceduta alle farmacie cittadine nella quantità fissa di due libbre e di una libbra alle farmacie delle province. E’ probabile che l’elenco si riferisca alle preparazioni più richieste e non alle ritenute novità, poiché comprende anche alcuni semplici come la poligala virginiana e lo zafferano. Tutto quanto poteva essere dispensato nelle farmacie e contenuto nella seconda parte del testo: la tariffa «…pe medicinali che si vendono nel Regno delle Due Sicilie al di qua del Faro». Dobbiamo intendere valesse solo dalla Calabria in su. Sono complessivamente circa ottocento voci, con un’evidente dilatazione per ogni forma farmaceutica. Ad esempio le acque composte sono 52, contro le dodici elencate fra le 361 preparazioni. A questo punto gli autori del Ricettario credono opportuno sunteggiare in venti pagine le “Leggi e Regolamenti relativi al Ceto dei Farmacisti e altri esercenti l’Arte salutare”. Sotto il Titolo primo sono elencate tutte le disposizioni prese nel tempo per la costituzione e le funzioni del Collegio Farmaceutico (composto da otto titolari the venivano eletti dai Quaranta colleghi scelti tra i migliori esponenti della classe dal protomedicato). E riportato l’elenco dei 48 farmacisti in carica… con la loro anzianità di posto. Il Titolo secondo tratta delle distanze da osservarsi per l’apertura delle farmacie di Napoli, con le soluzioni di casi precedentemente presentatisi. II Titolo terzo sullo smercio dei medicinali su ricetta, in particolare per la teriaca e il Vomipurgativo Le Roy. Il quarto Titolo specifica quali tasse debbano essere versate dagli esercenti, compresi i droghieri, ai quali era permessa la vendita all’ingrosso di varie sostanze. Infine il Titolo quinto rende pubblico il Regolamento di una Amministrazione di Beneficienza del 1833 per la somministrazione dei medicinali agli indigenti. Per questo venivano scelti i farmacisti più probi e facoltosi.
NOTE
1. CORVI A., “Origine delle Farmacopee ed evoluzione storica del modello e della funzione della Farmacopea” Conselve (Pd) Ed. Reg. Veneta 1993.
2. J.J. de MANLIIS de BOSCO, “Luminare Maius sive interpretatio super descriptions antidodari. Mesue. Impressum in inclyta civitate Papia studiorum omnium altrice per M. Antonium de Carcano mediolanensem impres. degnissimum 1494 die 9 aprilis”.
3. SUARDO P., “Aromatariorum Thesaurus”, impres. Mediolani anno 1496 de XVI feb., per magistrum Leonardum Pecchel.
4. QUIRICUS de AUGUSTIS, “Lumen Apothecariorum”, Cremonae, C.p.d. Malibeus Gallicum 1494.
5. NUOVO RECEPTARIO COMPOSTO DAL FAMOSISSIMO CHOLLEGIO DEGLI EXIMI DOCTORI DELLA ARTE ED MEDICINA DELLA INCLITA CIPTA DI FIRENZE, impresso per la Compagnia del Dragho adi XXI di gen* 1498.
6. EL RICETTARIO DELL’ARTE ET UNIVERSITA DE MEDICI ET SPETIALI DELLA CITTA DI FIRENZE, riveduto dal Collegio de Medici per ordine dello illus. e eccell. Signor Duca di Firenze, stampato in Fiorenza appresso Lorenzo Torrentino stampator ducale, nel mese di settembre, l’anno 1550
7. PROSPECTUS PHARMACEUTICUS SUB QUO ANTIDOTARIUM MEDIOLANENSE SPECTANDUM PROPONITUR EXCEL. MI SENATUS JUSSU… Mediolani apud Johannem Baptistam Ferrarium 1668.
8. ANTIDOTARIUM BONONIENIE SIVE DE USITATA RATIONE COMPONENDORUM MISCENDORUMQUE MEDICAMENTORUM EPITOME. Bononie apud Joannem Rossium 1574.
9. THESAURUS ET ARMAMENTARIUM MEDICO-CHYMICUM, A. Mynsicht Amburgo 1631.
10. LESSICO FARMACEUTICO-CHIMICO, di Giovanni Battista Capello, impressione riveduta e accresciuta da Lorenzo Capello, Venezia A. Graziosi 1775.
11. PHARMACOPEE UNIVERSELLE, contenant toutes les composition de pharmacie, par Nicolas Lemery, Paris chez Laurent D’Houry MDCCXVI.
12. RICETTARIO SANESE di Gio.Domenico Olmi, Siena per L. e B. Bindi 1777.
13. ANNALES DE CHIMIE ou recueil de memoires concernant la chimie et les arts qui en dependent et specialement la Pharmacie, Paris 1789-1815.
14. FARMACOPEA GENERALE AD USO DEGLI SPEZIALI E DE MEDICI MODERNI OSSIA DIZIONARIO di L.V. Brugnatelli, Napoli presso Domenico Chianese 1808 (opera consultata).
15. FARMACOPEA FERRARESE del dottor Antonio Campana professore di chimica farmaceu¬tica e botanica nella Università di Ferrara, Bologna Cardinali e Frulli 1828 (opera consultata).CODICE FARMACEUTICO OSSIA FARMACOPEA FRANCESE, Verona Società Tipografica 1819.
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