Storia della Farmacia

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Alle origini della farmacologia: il Dioscoride viennese

Attraverso i millenni

Il Dioscoride viennese è probabilmente il più importante e pregevole codice miniato dedicato alla Farmacologia e alla Materia Medica di tutti i tempi. Venne realizzato su commissione di Iuliana Anicia in Costantinopoli attorno al 512 d.C., e oggi è conservato presso l’Österreichische Nationalbibliothek di Vienna sotto la segnatura “Codex medicus graecus 1”.

Il lussuoso manoscritto, che compendia una miscellanea farmacologica botanico-zoologica corredata da magnifiche illustrazioni miniate, ha importanza nella storia della medicina e della farmacia, per l’enorme influenza che ha esercitato in questi campi per secoli. Il Codex raccoglie la summa delle conoscenze mediche e naturalistiche dell’età classica e si può considerare il capostipite degli erbari e libri botanici dal Medioevo fino alla prima età moderna.

Dioscoride viennese - f. 1v

Pur essendo un oggetto di lusso, il Dioscoride viennese non servì assolutamente da semplice oggetto di godimento estetico per bibliofili, ma soprattutto come manuale farmacologico da consultazione. Le sue pagine recano tracce di secoli d’uso e indicano in quale considerazione si tenesse la farmacologia nell’antichità classica.
L’opera contempla composti medicinali provenienti da tutti e tre i regni naturali, quello vegetale, quello animale (compreso l’uomo) e quello dei minerali. Sono i vegetali a prevalere con la enumerazione di ben 813 piante medicinali, mentre i prodotti di origine animale sono 101 e quelli minerali 102. In tutto si tratta dunque di circa 1000 sostanze, previste per 4740 applicazioni terapeutiche diverse.

La maggior parte del codice consiste in una compilazione alfabetica del libro delle piante di Pedanio Dioscoride, uno dei farmacognosti più famosi dell’antichità classica.
Dioscoride era originario di Anazarba in Cilicia e svolse la professione di medico ai tempi dell’imperatore Nerone (54-58 d.C.). Poco si conosce della sua vita; si sa che fu medico militare e viaggiò molto. Avvalendosi di studi su libri specialistici di autori precedenti (quali Cràteua e Sestio Nigro, Giulio Basso, Iolla di Bitinia, Petronio , Diodoto, Nicerato, Eracleide di Taranto e Andrea di Karystos) e dell’esperienza accumulata sul campo, giunse alla stesura del De materia medica, testo che ben presto assurse il valore di opera fondamentale.

Dopo la conquista di Costantinopoli (1204), durante la cosidetta quarta crociata, il codice di Iuliana Anicia, passò in mano dei Latini come bottino di guerra. Nel 1261 i Bizantini ripresero la città e il codice tornò in mano greca. A metà del ‘300 il monaco Neofito del monastero di S Giovanni Pròdromos a Petra Antica, fece trascrivere e ricopiare il manoscritto. Nel 1406 il notaio Giovanni Chortasmeno, fece restaurare il codice ormai deteriorato in molte parti. A questo intervento corrispondono le trascrizioni in minuscola delle didascalie, dei nomi botanici e di molte descrizioni di piante. Venne compilato un indice e racchiuso il tutto in una nuova rilegatura.

Nel 1453 Costantinopoli cadde sotto le bocche da fuoco dei cannoni turchi da 48 tonnellate. Le trascrizioni in arabo, persiano e turco segnano le pagine di quegli anni. Anche Hamon, il medico ebreo personale del sultano Solimano II, fu in possesso del codice.
Nel 1569 Ogier Ghislain de Busbecque, inviato di Ferdinando I presso la Sublime Porta, media per conto di Massimiliano II l’acquisto del libro, per la cospicua cifra di 100 ducati d’oro.

L’opera, conservata presso la Biblioteca Imperiale di Vienna, divenne così meta privilegiata per umanisti, botanici, medici e storici dell’arte.

L’uso intensivo e i secoli resero inevitabile un intervento radicale presso l’Istituto del Restauro della Österreichische Nationalbibliothek.
Il restauro, si rivelò da subito delicatissimo per le condizione di estrema sofferenza del supporto pergamenaceo e si protrasse dal 1960 al 1965, salvando questo prezioso documento di arte libraria bizantina per altri lunghi anni.
Nel 1970 venne pubblicato il suo facsimile ad uso di tutti gli studiosi, nella serie “Codices selecti” della Akademische Druk- Und Verlagsanstalt di Graz.
L’ultima edizione del “Der Wiener Dioskurides – Codex Medicus Graecus 1 Der Osterreichischen Nationalbibliothek”, commentata da Otto Mazal, è stata pubblicata nel 1998, dalla stessa casa.

Il contenuto

Come già esposto precedentemente il Dioscoride Viennese si può considerare una raccolta a carattere eterogeneo di diversi autori la cui parte preponderante la svolge l’erbario di Dioscoride il quale, procedendo dalla suddivisione della materia in cinque gruppi (generi voluttuari e alimentari, sostanze animali, sostanze medicamentose, alcolici e minerali), suddivise originariamente il lavoro in cinque libri. Il primo trattava delle spezie, degli oli, dei balsami e delle piante con proprietà officinali; il secondo degli animali, del miele, del latte, dei grassi, di vari cereali e ortaggi e anche delle piante da giardino. Nel terzo e quarto libro erano descritte e raffigurate una grande varietà di erbe e radici; nel quinto vini, bevande e minerali. A questa redazione sistematica del Dioscoride ed articolata in più libri, fu tramandata anche una illustrata ed articolata alfabeticamente, rappresentata dal Dioscoride di Vienna.

Originariamente in apertura all’erbario, prima dell’inserimento della figura del pavone, che doveva provenire dalle prime pagine degli Ornithiaca, si trovavano una serie di illustrazioni a piena pagina: due raffigurano i medici ispiratori dell’opera, che sono universalmente riconosciuti come i fondatori delle arti medica e farmaceutica occidentale, due ritratti dell’autore, un’immagine dedicatoria alla principessa Iuliana Anicia, un titolo ornamentale.

Dioscoride viennese - f. 2v

Al f. 2v vediamo in campo quasi quadrato, circondato da una cornice a festoni di alloro, un gruppo di sette medici e farmacologi: il “gruppo di Chirone” a sinistra e a destra del centauro stanno seduti rispettivamente tre medici di cui conosciamo i nomi grazie alle didascalie a margine. Chirone è ritratto come il mitico padre dell’arte di guarire. Alla sua sinistra ritroviamo Macaone il medico operante nell’accampamento dei greci sotto le mura di Troia e figlio di Asceplio dio della medicina. Sotto di lui sta seduto Panfilo di Alessandria grammatico della seconda metà del I sec. d.C. autore delle liste di sinonimi del codice. A sinistra in basso, Senocrate di Afrodisia medico, farmacologo e dietologo ai tempi di Augusto.
Apre la serie di destra Sestio Nigro autore di uno scritto sull’impiego delle sostanze a scopo terapeutico che si fondava su Teofrasto, Ippocrate, Diocle di Caristo, Apollodoro, Nicandro e Cràteua. Sotto Nigro siede Eracleide di Taranto (c.ca 75 a.C.), uno dei più famosi empirici che si occupò principalmente di farmacia e di farmacologia. L’ultimo personaggio in basso è Mantia, ideatore di numerose ricette di farmaci seguace della scuola di Erofilo.

Dioscoride viennese - f. 3v

Nel f. 3v sono raffigurati altri sette medici: si tratta del “gruppo di Galeno” . Al centro Claudio Galeno (129-199 d.C.), il medico che completò e perfezionò il sistema ippocratico, autore di circa centocinquanta scritti su fisiognomica, anatomia, igiene, terapeutica, diagnostica, farmacologia, patologia e sfigmologia. Il Dioscoride viennese è il più antico manoscritto galeniano a noi pervenuto.
In alto a sinistra troviamo Cràteua farmacologo e medico di re Mitridate Eupatore del Ponto (120-66 a.C.) autore del Rhizotomicon sulla materia medica. Sotto Cràteua siede Apollonio Mys di Alessandria (I sec. a.C. – d.C), farmacologo. Per ultimo a sinistra in basso Andrea di Caristo farmacologo e tossicologo, medico personale del re Tolomeo IV Filopatore (regnante dal 222 al 204 a. C.)
A destra in alto siede Pedanio Dioscoride l’autore del codice; sotto Nicandro di Colofone poeta didascalico ellenistico che scrisse opere sul morso degli animali velenosi (il serpente davanti allude proprio a questo) e infine Rufo medico, farmacologo,dietologo, storico della medicina e commentatore di Ippocrate che operò in Alessandria e Roma durante l’impero di Traiano (98-117 d.C.). Quest’ultimo è probabilmente l’autore del Carmen de viribus herbarum tramandatoci dal Dioscoride viennese.

Dioscoride viennese - f. 4v

Al f. 4v è illustrata l’estrazione della mandragora pianta magica dalla radice antropomorfa. A sinistra siede in cattedra un medico che la didascalia indica essere Dioscoride, a destra si erge la figura di Heuresis, la personificazione del “fortunato reperimento”. Tra i due, il cane agonizzante usato per la pericolosa estrazione. Una didascalia in greco quattrocentesca riporta: “Il cane che estrae la mandragora e poi muore”. Sembra che il primo a parlare di questa credenza sia stato lo storico ebreo Giuseppe Flavio nel I sec d.C., quando riferisce dell’esistenza di una radice “baaras” nei pressi del Mar Morto e del suo modo per estrarla:”…si scava tutto attorno ad essa fino a quando una parte rimane conficcata nel terreno; si lega allora un cane alla radice quindi lo si chiama adescandolo facendogliela strappare fuori” Il cane, secondo l’autore, cadeva immediatamente morto e la successiva manipolazione della radice non avrebbe presentato più alcun pericolo.

Dioscoride viennese - f. 5v

Il f. 5v raffigura l’utilizzazione della pianta. Nello studio di Dioscoride , al centro, quasi fosse esposta in nicchia, troviamo Epìnoia, l’Inventiva, che porge la pianta alle attenzioni di un pittore seduto davanti ad un cavalletto. A destra, siede Dioscoride intento ad annotare le sue considerazioni. Secondo alcuni studiosi sembra che il ritratto di Epìnoia al pari di quello di Galeno al f. 3v sia un aggiunta dell’inizio del VI sec.
Dopo il f. 6v con il ritratto dedicatorio a Iuliana Anicia, si trova racchiuso da una corona di lauro il titolo ornamentale, a caratteri onciali, dell’opera (f. 7v): “Qui è contenuta l’opera del Pedanio Dioscoride di Anazarba su piante, radici, succhi, semi ed anche foglie e sostanze medicamentose”.

I ff. 12v-387r contengono l’erbario figurato in una redazione alfabetica in cui si descrivono e si raffigurano 383 piante medicinali. In massima parte le descrizioni provengono dal “De materia medica” di Dioscoride ma si possono rilevare interpolazioni di altri autori.
Strutturalmente, la descrizione di piante, radici e sostanze medicamentose considera in ordine questi dati: nomi delle piante, loro sinonimi in varie lingue, descrizione, provenienza, verifiche sulla qualità, tempo di raccolta, conservazione, preparazioni magistrali, effetti medicamentosi.
Dal punto di vista iconografico si può ipotizzare che il nucleo più importante dell’opera provenga da un’edizione illustrata dell’Erbario di Cràteua (inizio I sec. a.C.), erbario pratico e ordinato alfabeticamente, in cui erano stati inseriti passaggi sulle virtù dei medicamenti tratti dai sei libri di Galeno (199 a.C.). Questa parte venne in seguito aumentata con illustrazioni tratte da altri erbari di difficile identificazione. A questo nucleo primigenio corrisponde un indice ai ff. 8r-10v. che include solo 264 delle 435 piante originariamente descritte. Questa miscellanea erboristica venne messa insieme attorno al 200 d.C.

Nel III-IV sec. vennero aggiunte le liste di sinonimi di Panphilo, lessicografo alessandrino, le descrizioni delle piante in ordine alfabetico e le descrizioni secondo altri autori.
Questa raccolta si può considerare l’archetipo dell’odierno Dioscoride viennese.
Nel 512 il codice di Iuliana Anicia, l’odierno Dioscoride viennese, venne copiato, testo ed illustrazioni, da questo esemplare. Al tempo stesso l’erbario fu ampliato con altri testi farmacologico-botanici e zoologici.
Al testo di Dioscoride fanno seguito alcune appendici. La prima ci presenta, in testo e miniatura, le 16 piante sacre agli dei. Tra le officinali troviamo: camomilla, frangula , artemisia, potentilla , lamio, dittamo, salvia, cipresso, centaura, crisantemo, peonia, teucro, moli, corallo (anticamente considerato pianta), calendula.

Seguono quattro parafrasi, composte da Eutecnio sofista, di opere naturalistiche: i Theriaca e gli Alexipharmaca di Nicandro di Colofone (138-133 a.C.), gli Halieutica di Oppiano di Corico compilati verso il 180 d.C. e gli Ornithiaca di Dionisio.
Di interesse farmaceutico sono le opere ispirate a Nicandro di Colofone, uno dei più famosi poeti didascalici elennistici. I Theriaca (originariamente in 968 esametri) trattano del morso dei serpenti velenosi e dei loro antidoti mentre negli Alexipharmaca (da principio in 630 esametri) si esaminano i veleni animali, vegetali e minerali con i rispettivi rimedi.
In chiusura al codice troviamo gli Halieutica (ff.460r-437r) che trattano specie e i comportamenti degli animali marini e della loro cattura, e gli Ornithiaca (ff. 474r-485r) riguardante gli uccelli. Purtroppo quest’ultima parte risulta essere mutila.

Dioscoride viennese - f. 441r

Bibliografia:

Dioscurides. Codex Aniciae Iulianae picturis illustratus nunc Vindobonensis med. gr.1 phototypice editus. Moderante Iosepho de Karabacek… praefati sunt Antonius de Premerstein, Carolus Wessely, Josephus Mantuani. Lugduni Batavorum, Sijthoff, 1906. 2 vol.

Der Wiener Dioskurides. Codex medicus graecus 1 der Osterreichischen Nationalbibliothek. Kommentar von Hans Gerstinger. Graz, Akademische Druck u. Verlagsanstalt, 1970. 2 vol.

Der Wiener Dioskurides. Codex medicus graecus 1 der Osterreichischen Nationalbibliothek. Kommentar von Otto Mazal. Graz, Akademische Druck u. Verlagsanstalt, 1998-99. 2 vol.

Maria Przybylo: “Dioskurides, de materia medica”, Seminararbeit im Rahmen der Werkstoffkundevorlesung 2000/2001 (Studiengang/Lehrstuhl Restaurierung, Kunsttechnologie und Konservierungswissenschaft), Technische Universität, München


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Laureato in Farmacia ad indirizzo fitochimico e fitofarmacologico, svolge la sua attività come farmacista territoriale nel comune di Etroubles, noto luogo turistico e storico della Valle del Gran San Bernardo.

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